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Intervista a Dr.Gam

di Walter Nicoletti.
 
Ciao Andrea! Benvenuto su Voce Spettacolo. Il 25 novembre è uscito ANOTHER FAMILY. Può la musica fare di te un uomo migliore. Perché?
Cercherò di essere coinciso, vista la vastità dell’argomento.
Le sonde Voyager inviate nello spazio nel 1977 come nostro faro per civiltà aliene, hanno a bordo un disco d’oro dove sono registrati i saluti in varie lingue, suoni della natura ma più che altro brani musicali (da Bach a Chuck Berry).  La musica è una forma di comunicazione universale…molto più potente della parola. Ha assolutamente il potere di migliorare la vita delle persone sia con il semplice ascolto da supporto che durante la magia della performance dal vivo che ne è l’esaltazione. Il perchè lo lascio dire a tre illustri personaggi del passato:
– Charles Darwin: La musica è tra i doni più misteriosi di cui sono dotati gli esseri umani
– Friedrich Nietzsche: La musica non è un’arte ma una categoria dello spirito umano
– Platone: La musica è la parte principale dell’educazione perché il ritmo e l’armonia sono particolarmente adatte a penetrare l’anima.
Quindi, coltivare la musica, rende gli uomini migliori….per questi e un altro milione di motivi!!
Come hai vissuto questi quattro anni di lavoro al nuovo disco?
Dopo tanti anni di live in Italia e all’estero e tante canzoni nel cassetto, in un mio concerto, ho incontrato Velio Gualazzi (papà di Raphael) che mi ha spinto ad avvicinarmi alla discografia raccogliendo le mie composizioni in un album. Nel mentre stavo ultimando il mio studio di produzione, realizzato con enorme fatica e sacrificio, quindi aiutato da amici musicisti di primissimo livello incontrati nel mio girovagare intorno al globo, mi misi ad arrangiare e registrare 12 brani scelti tra più di cinquanta. Dopo quattro anni ha visto la luce “Another Family”. Io ho curato personalmente tutte le fasi della produzione, dalla creazione fino al missaggio oltre che la registrazione delle voci e delle chitarre. Gli arrangiamenti e programmazione sono stati fatti a quattro mani con Miky Scarabattoli che nell’album si è anche occupato in toto delle orchestrazioni, delle parti di tastiere e piano. Poi ho avuto anche il grande piacere di avere: alla batteria Marco Rovinelli (batterista di Samuele Bersani, Max Gazzè, Massimo Ranieri), al basso Danilo Fiorucci (bassista di Michele Zarrillo) e Lino de Rosa (bassista di Andrea Bocelli e Frankie HI NRG), in parte delle chitarre Alex Magnalasche (chitarrista di Alessandra Amoroso), alle voci femminili Pamela “PACO” Conditi oltre a tanti altri. Inoltre ho avuto l’onore della partecipazione straordinaria del percussionista americano Steve Ferraris, e della cantante di Broadway Mary Setrakian.
Cosa ti hanno lasciato le tue esperienze all’estero?
Ho sempre sentito il bisogno di viaggiare e mescolarmi in mezzo a musicisti con formazione e cultura diversa dalla mia e magari specializzati in differenti generi musicali, per cercare di prenderne il meglio. Il movimento aumenta le interazioni e quindi anche le possibilità di arricchimento. Inoltre cantando molto in lingua inglese oltre all’italiano, confrontarsi con il pubblico straniero, e più che altro anglofono, è di fondamentale importanza….torni a casa molto più forte.
La tua visione del mondo musicale italiano ed estero…
Per quanto riguarda la musica dal vivo, all’estero, specie nei paesi anglofoni, la musica è sentita maggiormente rispetto all’Italia sia sotto il profilo personale che sociale. In linea di massima c’è più cultura musicale ed il ruolo del musicista è in qualche modo ancora riconosciuto come utile alla società (spesso tutelato dallo stato) e non è raro imbattersi in spettacoli di artisti poco conosciuti alle masse magari pieni di gente che canta e che balla. In Italia invece, quella che io chiamo la media borghesia della musica è praticamente scomparsa assieme ai locali che la ospitavano e ad oggi le performances di artisti non ancora famosi al grande pubblico è merce rara. Infatti la musica dal vivo passa dal basso dei sottofondi musicali da ristorante (in questi casi a volte sostituita da pianobaristi con ausilio di basi, disk jockey o direttamente lettore CD) o dall’arte presa in prestito delle tribute band…fino a saltare tutta la zona centrale per arrivare direttamente al concerto del personaggio noto dove il pubblico italiano da il meglio di se!!! Discograficamente parlando sono meno ferrato ma è indubbio che la lingua inglese offre un mercato notevolmente più grande ma anche inevitabilmente più articolato rispetto alla lingua italiana.
La tua giornata ideale…
La mia giornata ideale inizia in albergo e finisce sul palco!!!
Sei anche produttore. Quanto è difficile questo lavoro in Italia?
La produzione è per me una professione giovane e ad oggi mi sto concentrando quasi prettamente su dr.gam, sia per quanto riguarda l’aspetto audio che video. Ad oggi mi ritengo ancora più che altro un autore e live performer.
La tua passione ti ha portato ad oggi… ma cosa ti aspetti dal futuro?
Il mio augurio è quello di collaborare con le eccellenze del mondo musicale, sia musicisti che addetti ai lavori, viaggiare tanto, possibilmente suonare su palchi importanti, continuare a conoscere posti e gente di cultura diversa per migliorarmi come musicista… .e come uomo.
 

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