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OPERASTRACCI al Teatro India

Il 9 e il 10 marzo al Teatro India

in scena Operastracci, da un’ideadi Silvia Ricciardelli e Enzo Toma, che dirige

Anna Chiara Ingrosso, Emanuela Pisicchio e Fabio Zullino in uno spettacolo sui sentimenti che intreccia teatro d’attore,

teatro di figura e danza con l’antica tecnica giapponese del Bunraku. Sulla musica e sulle voci dell’opera lirica, si snodano due storie parallele tra loro:

quella di due ragazzi e della parabola della loro vita, del loro incontro da fanciulli sino all’età adulta; e quella di spaurite marionette grandi come persone,

fatte di stracci, spettatori della prima vicenda. In uno spazio scenico simile ad un Ring, gli stracci danno vita a veli, palloni, guantoni, pance,

bambole che giocano con gli attori, facendosi carico dei sentimenti più forti, la tenerezza, il ricordo, l’elaborazione di una perdita.

OPERASTRACCI

O dell’educazione sentimentale

da un’idea di Enzo Toma e Silvia Ricciardelli

con Anna Chiara Ingrosso, Emanuela Pisicchio, Fabio Zullino

regia, drammaturgia e costumiEnzo Toma
Produzione Koreja – Centro di Produzione Teatrale (Lecce)

età dai 7 anni in su

Sabato 9 (ore 19) e domenica 10 marzo (ore 16) al Teatro India in scena OPERASTRACCI, per la regia di Enzo Toma, che ne cura anche drammaturgia e costumi. Da un’ideadi Silvia Ricciardelli e Enzo Toma, uno spettacolo che intreccia teatro d’attore, teatro di figura e danza con l’antica tecnica giapponese del Bunraku. “Sulla base di quali modelli comportamentali e culturali i ragazzi vivono il proprio rapporto con i sentimenti? Quanto, nella loro quotidianità, incidono modelli fondati sul narcisismo, l’egoismo e talvolta la violenza?”. OPERASTRACCI è uno spettacolo sui sentimenti, un tentativo di raccontare il naturale rapporto con le emozioni e con il corpo che cambia: quadri teatrali che, pur senza parole e con l’aiuto delle più famose arie d’opera, mettono in scena quel complesso viaggio di crescita che è la vita. Nello spazio scenico simile ad un ring, una montagna di stracci, grazie agli attori, diventa veli, palloni, guantoni, pance, e addirittura bambole/marionette che si fanno carico di sentimenti forti come la tenerezza, il ricordo e l’elaborazione della perdita. Le arie del melodramma sorreggono le atmosfere, le emozioni e persino i giochi, con la misteriosa magia con cui una voce lirica riesce sempre a coinvolgere chi l’ascolta. Un bel gioco continuo e serrato di immagini cangianti che ammiccano a visioni d’arte antica e contemporanea, in cui perdersi e lasciarsi trasportare sul filo della narrazione e delle arie dell’opera. Opera che dà vita e linfa agli stracci, sapientemente guidati dalle mani degli attori. Si aprono mondi e atmosfere, e al pubblico – di grandi e piccini – non resta che lasciarsi trasportare nell’universo di questa storia. Due vicende parallele si intrecciano fra loro, quella di due ragazzi che si incontrano da fanciulli, si conoscono, si scoprono, crescono insieme fino a sperimentare una misteriosa unione fra le due vite, e infine le sue estreme conseguenze: la separazione, e la perdita. Occorrono 30 metri di stoffa per confezionare una sola delle marionette che nascono dalle mani degli attori sotto la vista degli spettatori. Ci vuole un’ora per tentare di raccontare i sentimenti di due ragazzi e il mistero dei legami, degli affetti. Dalla storia dell’arte al melodramma, dalla danza al teatro di figura e all’antica tecnica giapponese del Bunraku, uno spettacolo evocativo che attraversa i linguaggi delle arti e fa risuonare i vissuti quotidiani inquadrandoli in un contesto “altro” che, nella distanza, rende possibile affrontare temi delicati come i sentimenti, sempre più necessari ad una generazione digitale.

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