fbpx

Venezia76: “Martin Eden” stupisce e convince

Pietro Marcello porta a Venezia76 “Martin Eden”, un film di finzione ispirato all’omonimo romanzo del 1909 dello scrittore statunitense Jack London.

Protagonista assoluto è il talentuoso Luca Marinelli, che condivide la scena con il veterano Carlo Cecchi e la giovane Jessica Cressy. Una regia visionaria che compone un potente racconto di denuncia, tra storie di emarginati e lavoratori sfiancati, mescolando alla narrazione inserti di repertorio del cinema delle origini.

La trama è nota a tutti. Martin salva la vita al giovane Arturo Orsini che per ringraziarlo lo invita nella sua casa presentandogli i genitori, gli amici e soprattutto la sorella Elena che fa esplodere il sentimento amoroso. Ma amore e poesia sembrano entrambe condizioni “impossibili” da raggiungere: la prima per la differenza di classe sociale e la seconda per la difficoltà a sopravvivere economicamente. Martin – con l’aiuto dell’amico/mentore Russ Brissenden/Carlo Cecchi – inizia a scrivere poesie e racconti sviluppando una soggettività sociale che si muove tra Karl Marx e Herbert Spenser, tra un socialismo critico e un individualismo anarchico, come allegoria della condizione di “artista alienato nell’industria culturale” così cara a Jack London. Martin rivive quindi le sue esperienze passate attraverso il filtro di un progressivo sapere filosofico, ma sembra paradossalmente impossibilitato all’azione: l’ormai affermato scrittore internazionale vuole disperatamente agire per cambiare il mondo che lo circonda, ma si sente sempre più lontano da se stesso e dal proprio sogno d’amore.

Anche in ‘Martin Eden’ ci sono i volti e luoghi portuali, il rimando a spazi di frontiera dove regna la voglia di abbandono o di approdi disperati. Il regista dà voce agli scartati, sottolineando come l’educazione sia la via per la risalita; un percorso però che deve essere accompagnato da un rispetto verso se stessi e il prossimo.

Martin si mette in gioco con la vita con cuore puro, ma la società lo giudica, lo schernisce, persino lo sfrutta e infine lo abbandona (nuovamente) ai margini. Un’opera dura e intensa con una punteggiatura poetica”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *