Intervista al DJ Fabio Cutrignelli

Intervista al DJ Fabio Cutrignelli

di Gianfranco De Cataldo
 
Ciao Fabio,cominciamo dagli inizi, Qual’è stato il tuo primo contatto con la musica?
Ho iniziato a interessarmi di dischi e musica disco in generale dal 1980/81, partecipando alle prime feste “in casa”, allorquando ero irresistibilmente attratto dalla postazione-musica, comunque fosse configurata (impianto stereo-rock casalingo o consolle ante-litteram con giradischi e mixer o con diverse sorgenti che fossero), fino alla “folgorazione”, quando partecipai ad una serata in un vero e proprio locale adibito a discoteca/night e vidi il DJ all’opera sui giradischi, e dopo qualche tempo assistetti ad un servizio in tv su locali-disco, e iniziai a guardare DISCORING – sempre in tv – con occhi diversi…
Cosa ti fa continuare in questa direzione?
Passione, irriducibile, e adrenalina, inestinguibile: quella che ti dà la scarica, l’emozione di trasmettere feeling ad un pubblico che si muove e ondeggia in risposta a quel che gli stai proponendo per mezzo dei tuoi “strumenti” da “giocoliere dei dischi”.
La conoscenza di altri autori quanto è importante secondo te per migliorarsi?
Gli Autori, per come intendo io la Musica, sono SOLO i musicisti e compositori VERI, e, fatte salve le dovute eccezioni, coloro i quali hanno studiato lo spartito musicale, il solfeggio etc etc… quindi NON gli smanettoni di programmi / hardware et similia, che se utilizzati da chi non ha la benchè minima cognizione dell’essenza della MUSICA, rimangono fredde macchine. Conoscere è FONDAMENTALE, aggiornarsi pure e mettere in campo il proprio background altrettanto importante, poichè l’esperienza e l’aver imparato dai propri errori sono elementi che nessuno può insegnarci. Il mio rapporto con gli AUTORI (= MUSICISTI)? Di ADORAZIONE!!! Senza di loro noi non esisteremmo e non avremmo nulla da mettere sul giradischi!!!
La tua esperienza più gratificante?
Quella in cui ho avuto la più forte scarica adrenalinica… ce ne son tante davvero e non saprei quale scegliere… dai capodanno allo Snoopy alle serate a villa Romanazzi alle stagioni al Mythical Prince di Giovinazzo (BA), ai mercoledì universitari alle feste in masseria e sulle spiagge, è sempre stato un crescendo di emozioni indelebili.
Trasmettere con la musica significa spesso avere una dimensione di solitudine interiore molto forte. Cosa ne pensi?
Assolutamente in disaccordo: trasmetto emozioni e la sinergia che si innesca è ogni volta una magia irripetibile
Cosa ne pensi di chi dice “io sono un dj, e lo faccio per me stesso”, poi però allo stesso tempo cerca di produrre?
Appunto: “cerca” di produrre: per sè stessi si sta da soli nella stanzetta a smanettare sul pc ableton, cu-base o quel che sia, ma se non si ha presente l’obiettivo “EMOZIONARE”, probabilmente non si va oltre le 4 pareti.
Digitale o vinile ? Il tuo parere
Entrambi, non poniamo limiti ai vantaggi che ci mette in mano la tecnologia, ma propendo decisamente per gli strumenti tradizionali e analogici, che son più caldi e “umani”, lasciando maggior spazio a estro, fantasia, creatività “artigianali”.
C’è un consiglio che ti andrebbe di dare agli esordienti disk jockey?
Siate sempre affamati di musica in tutte le accezioni, non ponetevi limiti e soprattutto siate sempre umili: lo sono sempre stati i più grandi – Cesare Tripodo / DJ TRIP in primis, Beppe Murgolo, Gigi Verdoscia, Marco Trani, Frankie Knuckles, Larry Levan erano persone semplici e umili, oltre che immensi nelle loro performance e nella loro Umanità. NON siate MAI boriosi nè saccenti, e non pensate MAI di sentirvi all’altezza della situazione che vi si potrebbe parare davanti. Solo l’esperienza vi potrà dare la giusta dimensione e sicurezza, e per quella ci vogliono anni se non decenni-
Un tuo desiderio riguardo la musica, se ci fosse.
Che si tornasse ESCLUSIVAMENTE al lavoro in analogico, e venissero cancellati il cd-synch e quegli strumenti che di fatto appiattiscono e livellano VERSO IL BASSO quello che dovrebbe essere un mestiere intellettuale tutelato; che si tornasse in pratica alla musica prodotta e suonata esclusivamente da musicisti veri, col dj-producer che interviene di concerto coi musicisti medesimi solo in fase di post-produzione e remix / re-editing, come faceva francois Kevorkian nel 1988 quando lavorava a fianco dei Cure nella realizzazione della extended version della loro mitica Why can’t I be You
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