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Intervista con il regista. Luigi Riccio

Il nostro Gianfranco De Cataldo ha intervistato il regista Luigi Riccio. Di seguito l’intervista esclusiva rilasciata per voi lettori!
 
Ciao Luigi ! La prima domanda. Un tuffo nel passato. Da bambino dicevi… “da grande farò”…?
Beh, da bambino avevo interessi diversi dallo spettacolo, mi piaceva l’idea di fare il medico chirurgo, poi man mano è nata in me una grande passione per la musica, quindi ho iniziato a conoscere questo mondo. Nel corso di tante cose che ho fatto in questo settore, ho iniziato a studiare, a formarmi, ho conosciuto molte persone importanti le quali mi hanno indirizzato al cinema, che mi ha subito affascinato. Da allora ho deciso che quella sarebbe stata la mia strada da fare. La passione verso il cinema mi spinse a ricoprire i ruoli più svariati all’interno di produzioni varie e in Rai ( La squadra, La nuova squadra Spaccanapoli, Un posto al sole, Salvo D’Acquisto ecc. ) e nel cinema ( Mission impossible III – The life aquatic – Eat, pray love mangia prega ama – Reality – Song ‘e Napule – La passione di Cristo ecc.)
Tanti pensano che fare il regista sia fare solamente soldi, in realtà è soprattutto passione con tanti sacrifici, raccontaci come nasce la tua…
La mia prima esperienza da regista, l’ho avuta con un film indipendente, scritto da me stesso nel 2007. Un genere di film tra il poliziesco e la criminalità intitolato “Il ragazzo di Scampia”. Questo film lo volli fare insieme ai miei figli e ai miei amici, veramente senza scopo di lucro, ma
solo per divertirci e per fare esperienza. Tutte le spese necessarie furono autofinanziate da noi stessi. In poco tempo il film ebbe un grande successo e grande critica non solo a Napoli ma anche in altre regioni, regalando così a tutti una bella soddisfazione.
Secondo te come è possibile scrivere ancora cinema di qualità?
Io credo che per scrivere un film di qualità non basti solo il talento, ma c’è bisogno specialmente di una buona produzione alle spalle che ti permette di scrivere una sceneggiatura senza alcun problema di budget. Quando uno scittore ha questa garanzia, può fantasticare liberamente senza preoccuparsi dei costi per attori noti, location e fabbisogno. Fatto questo, sicuramente si può scrivere un bel film di qualità.
Il lavoro del regista, oggi.
Fare il regista oggi non è tanto semplice, ovviamente parlo di regia cinematografica, “quella vera”. Una volta i registi erano pochi ma buoni, e lavoravano tutti! Oggi ne sono tanti, e tra questi, molti improvvisati. Alcuni giovani esordienti (anche bravi tra l’altro), ma credo che mancano d’esperienza. Lo studio è importante, certo, ma lavorare sul set al fianco di veri professionisti, e acquisire esperienza, è ancora più importante!
Come nascono le tue idee?
Le mie idee nascono da tutto ciò che mi circonda, a me piace osservare e capire le usanze, il linguaggio, le tradizioni delle persone che incontro ogni giorno e trarne le loro caratteristiche. Spesso anche un luogo mi ispira suggerendomi nuove idee per realizzare un film.
Parlaci di questo tuo ultimo film “Natale al Sud il cinepanettone napoletano” come lo hai realizzato?
Il film è stato autofinanziato e si è avvalso dell’aiuto di sponsor e partecipanti personaggi del cast per la copertura delle spese di realizzazione. La produzione, lo staff, gli attori e le comparse non hanno avuto compensi né rimborsi spese. Il progetto che siamo andati ad illustrare rappresentava una proposta dalla duplice finalità: essere un format familiare, che coinvolgesse il pubblico televisivo e cinematografico nella sua totalità, e allo stesso tempo un prodotto forte sotto il profilo commerciale. Intendevamo realizzare un film di immediata ricezione, che ponesse al centro la vita quotidiana, anche se ambientata in un contesto particolare, esaltandone gli aspetti più drammatici, comici e surreali. Uno dei punti di forza del film, per come è scritto, è che lo spettatore si immedesima e rivive le stesse emozioni estremamente piacevoli, e per questo ringrazio mio figlio Lino che è lo sceneggiatore
Qual è stata la tua conclusione?
Ho pensato molto a quale avrebbe potuto essere questa nostra “esclusiva caratteristica” …una sfida difficile, perché non c’è persona al mondo alla quale si possa dire “Facciamo un film  indipendente a costo zero e con attori esordienti” che non esclami “Ah! Figuriamoci che sarà!”.Essendo un film autofinanziato da noi tutti, è normale che non possiamo permetterci di competere con film finanziati da grandi produzioni, quindi il confronto sarà comunque inevitabile, ma uno sforzo per distinguerci e fare la nostra bella figura, l’abbiamo fatto!
Il tuo personale parere sui Cinepanettoni in Italia. Il Cinepanettone ormai si sa, è quel genere di film commerciale, adatto alla famiglia e indicato proprio nei periodi natalizi quando la maggior parte delle persone vanno al cinema per divertirsi.
Un film che avresti voluto dirigere.
Le mie esperienze di regia, mi hanno portato a svolgere film di genere drammatico, azione, sentimentale e comico, ma mi piacerebbe molto, girare un film in costume, tipo storico, western oppure un film di fantascienza. Amo il cinema americano e mi piacerebbe tanto farne parte.
Per te qual è la differenza tra il cinema italiano e quello americano?
Un tempo, il cinema italiano e il cinema americano erano due grandi industrie, poi in seguito, gli americani hanno continuato a tenere alto il loro livello produttivo, mentre in Italia, molti produttori cinematografici si sono lasciati prendere dalla fobia del “risparmio”, pensando più al fattore “incasso” che al fattore “qualità”! Oggi basta diventare anche un semplice fenomeno del  web per essere mandato direttamente sul grande schermo. Le produzioni vogliono spendere poco e incassare molto, e questo non sempre dà un buon risultato. Questo però non vuol dire che gli americani non producano film low-budget, ma basti pensare al colossal “Rocky”, che per loro fu un’azzardo investire sull’allora sconosciuto Sylvester Stallone, ma comunque misero a disposizione un budget di circa 1 milione di dollari. Questo vuol dire che loro hanno una visione completamente diversa di fare cinema. Comunque spero che il nostro cinema torni presto a rimettersi in carreggiata e a ridarci bellissime soddisfazioni come hanno fatto i nostri grandi De Sica, Fellini, Rossellini, ecc…
Raccontaci qualche aneddoto o retroscena dei tuoi lavori e delle tue esperienze passate.
Qualche aneddoto che mi viene in mente in questo momento, è quando mi sono trovato a lavorare sul set di “Mission impossible III” e vidi da vicino Tom Cruise. Mi era capitato di incotrare altre star di Hollywood, come Julia Roberts, Bruce Willis e Mel Gibson, ma Tom Cruise mi ha stupito. Il set era nella Reggia di Caserta, e lui arrivava ogni giorno dal suo albergo che era a Roma, direttamente in elicottero! Poi dopo aver atterrato nel piazzale, la scorta lo accompagnava nel suo Mega Camper di una dimensione enorme che non ho mai visto in nessun altra parte, un Camper ancora più grande di quello della Moira Orfei. Durante le riprese, Tom Cruise doveva fermarsi ogni tanto per scaricare lo stress e lo faceva in un modo molto particolare. Entrava nel suo camper e ne usciva a bordo della sua inseparabile moto da cross. Quindi sfrecciava per tutto il perimetro della reggia e spesso impennava per lunghe distanze, poi appena aveva scaricato lo stress, rientrava sul set e iniziavano di nuovo le riprese. Ricordo con divertimento che a questi suoi capricci nessuno osava dirgli niente, iniziando dal regista! Dovevamo tutti aspettare che gli passasse il “nervoso”!
La Squadra : Raccontaci questa tua esperienza.
La mia esperienza con La Squadra è stata importante e fondamentale per me, sia sul piano lavorativo che su quello affettivo. Ho lavorato per ben 12 anni ed ho conosciuto tantissime persone. Molti di loro, ancora oggi, sono miei amici e amiche.
Le cose da fare e quelle da evitare durante le riprese.
A questa domanda risponderei per le cose più semplici, diciamo l’ABC del regolamento. Sul set, durante le riprese, bisogna sempre fare silenzio e spegnere i telefonini. Rispettare il lavoro degli altri, e per gli attori e figurazioni, non bisogna mai guardare nella macchina da presa almeno chè non sia richiesto dal regista.
Cosa consigli agli aspiranti registi?
Ai giovani dico, che fare il regista, significa impegnarsi molto ed essere convinti di quello che si vuole fare nella vita. Se ci credono ed hanno del talento devono insistere, quindi se seminano bene e mantengono le loro qualità, un giorno raccoglieranno. Se invece pensano che fare il
regista sia una cosa facile, si sbagliano di grosso!
Progetti futuri?
Mah… io vado avanti, finito un progetto ne inizio un altro, e spero che il lavoro non manchi mai. Per adesso sto già lavorando su un nuovo progetto cinematografico: una storia molto bella e coinvolgente, scritta da mio figlio Lino, e devo dire che ci credo molto. Potrebbe riscuotere un grande successo, ma per adesso non posso dirvi altro…
Manda un saluto ai nostri lettori.
Un saluto di cuore a tutti i lettori e un ringraziamento per il tempo che hanno dedicato a questa gradificante esperienza professionale di Voce e Spettacolo. Ringrazio in maniera particolare al mio amico Gianfranco De Cataldo per lo spazio che mi ha
offerto, per la stima e la fiducia. Ciao!
 

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