Intervista con l’attrice. Francesca Annunziata

Intervista con l’attrice. Francesca Annunziata

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Il nostro redattore Vito “Nik Hollywood” Nicoletti ha intervistato Francesca Annunziata. Attrice. In scena con il Maestro Giorgio Albertazzi ne “Il Mercante di Venezia di William Shakespeare”, personaggio interpretato “III Ancella”. Di seguito l’intervista esclusiva per voi lettori.
Ciao Francesca! E’ un vero piacere ospitarti sul nostro portale. Iniziamo dalla prima domanda. Un bel tuffo nel passato. Da bambina cosa sognavi di fare?
Il piacere è tutto mio! Ho manifestato molto presto il desiderio di voler fare l’attrice, il mio primo approccio alla recitazione è avvenuto in prima elementare grazie ad una magnifica insegnante, la maestra Enza , la quale oltre ad insegnare splendidamente matematica e scienza, ha anche iniziato me ed i miei compagni all’arte in ogni sua forma dalla musica al teatro al disegno ecc… Mi piaceva giocare a casa con mia sorella ed “interpretare” personaggi diversi, magari tratte da fiabe, cartoni animati, ma soprattutto storie inventate sul momento, imitavo tanto le persone con le quali ero a contatto quotidianamente o che vedevo in televisione. Per timidezza ho abbandonato questa idea durante i primi anni dell’adolescenza, ma poi a 15 il sogno ha fatto di nuovo capolino dal cassetto, ho ripreso a fare teatro e oggi sono qui!
Fare l’attrice è una scelta professionale o una scelta di vita?
Entrambe le cose, sono profondamente convinta che il lavoro nobiliti l’uomo, quella che è la scelta professionale di un individuo è anche la sua scelta di vita, è una decisione, quella del proprio mestiere, che si prende investendo sul proprio futuro e sulle proprie forze e capacità. Certo noi attori abbiamo una responsabilità: portare magia nella vita dello spettatore almeno in quel frangente di tempo di un’opera teatrale, film o sceneggiato televisivo. E’ una grossa responsabilità, una missione, un obiettivo al quale tendere costantemente, non puoi accantonarlo quando gli uffici chiudono, te lo porti a casa con te, fino all’istante prima di chiudere gli occhi di notte.
Qual è l’aspetto migliore e l’aspetto peggiore del tuo lavoro?
L’aspetto migliore è vivere tante vite diverse, è conoscersi e scoprirsi diversi da ciò che si pensava, è risentire sempre le farfalle nello stomaco come la prima volta perché ogni volta è una nuovissima avventura, nulla di già vissuto, è stare a contatto con persone che per un po’ diventanto la tua famiglia e con le quali hai l’opportunità di scambiarti esperienze, consigli, racconti e affetto vicendevolmente. E’ viaggiare e vedere nuovi posti. L’aspetto peggiore è vivere con la tremenda paura di non rivivere quanto suddetto, che quella sarà l’ultima volta perché non ti chiameranno più, la precarietà insomma.
Recitare a volte può far paura?…e secondo te, la paura bisogna affrontarla, conviverci o sconfiggerla?
Recitare può essere terribilmente spaventoso perché ci mette di fronte alle nostre paure, ai nostri mostri interiori, ad esperienze di vita vera non piacevoli molto spesso, sempre ti costringe a fare i conti con le tue debolezze, limiti e insicurezze e a sfidarli, per questo è un lavoro difficile che non tutti possono fare. Bisogna affrontare tutte queste brutte cose, è dura, moltissimo, anche per me lo ammetto con molta umiltà e sincerità. Nella recitazione devi sconfiggerle, tutti i grandi attori hanno avuto ed hanno delle paure, le affrontano sulla scena, sul set e sono meravigliosi, belli come è bello il dolore quando è autentico, nella vita è un’altra storia c’è chi ci riesce e chi no, sicuramente chi ci riesce ha un’occasione in più per essere felice.
La fortuna per un’attrice è la consapevolezza di poter osservare se stessa. A Francesca cosa piace di più di se e cosa, invece, piace di meno?
Mi piace la mia lealtà, penso che sia la cosa più importante che ho, una qualità fondamentale purtroppo sempre più rara e per questo me la tengo ben stretta come qualcosa di preziosissimo, e la riconosco subito negli altri, non mi sbaglio mai. Quello che non mi piace è giudicarmi, rimuginare sulle cose e un’infinità di altri piccoli difetti che però ritengo non troppo fastidiosi e per questo non degni di menzione 😉 .
Sei in scena con il Maestro Giorgio Albertazzi ne “Il Mercante di Venezia di William Shakespeare”, personaggio interpretato “III Ancella”. Raccontaci il tuo personaggio.
Io e le mie colleghe Erika Puddu e Alessandra Scirdi, siamo gli scrigni shakespeariani “umanizzati” nella versione del Mercante di Venezia riscritta dal Maestro, simboli di femminilità e sensualità, rappresentiamo nello specifico rispettivamente tre diverse qualità: intelletto, eleganza ed eros. In veste di bronzo, sono l’intelletto, la “silenziosa bellezza” dietro cui si cela il volto di Porzia (Stefania Masala), la scelta giusta che però è sempre stata scartata da tutti i pretendenti, ingannati dalla più povera delle tre leghe. Solo Bassanio (Francesco Maccarinelli) guarderà oltre “l’apparenza che inganna il mondo” e scegliendo me, conquisterà la principessa.
Cos’è “Il Mercante di Venezia” per Francesca?
“Il Mercante di Venezia” è per me una grandissima opportunità lavorativa, è molto bello poter lavorare con attori giovani di talento e con una grande voglia di fare. Sto imparando tanto da tutti i miei colleghi, penso soprattutto a Franco Castellano, che è sempre disponibile a darci consigli sulla recitazione in generale e di questo spettacolo in particolare, con un atteggiamento propositivo volto ad un continuo miglioramento. E poi penso al fatto che questa esperienza mi abbia permesso e mi permette di stare a contatto con uno degli attori che hanno fatto la storia del teatro italiano, l’ultimo più grande esponente della nostra forma d’arte. Poter osservare Giorgio Albertazzi in quinta o sedere a cena a tavola con lui ed avere il privilegio di ascoltarlo parlare e raccontare aneddoti incredibili della sua vita, mi commuove e allo stesso tempo mi fa sorridere pensando a quando lo racconterò ai miei figli tra 15, 20 anni. Ormai mi ci sono abituata, ma ogni tanto capita che mi fermi a pensare “Sta succedendo davvero, Albertazzi ti sta guardando e sorridendo e rivolgendo la parola” e allora le lancette dell’orologio per un po’ si fermano e catturo quei momenti come istantanee da conservare intatte per sempre.
Valori universali, indistruttibili…il teatro parla anche di questi valori?
Il teatro è vita, quindi parla di tutto, può parlare di tutto e dovrebbe assolutamente farlo. Purtroppo mi rendo conto di quanto sia diventato difficile trovare spettacoli di qualità, di quanto si preferisca la facilità di un testo banale e scontato, di un intreccio sempliciotto che procuri facili risate e di conseguenza di quanta poca importanza si dia al valore della bellezza dell’arte, che sta nella capacità di toccare l’animo della gente e avviene quando lo spettatore smette di pensare perché totalmente assorbito da quello che ha davanti agli occhi. Il Maestro ha detto che la poesia e il teatro possono salvare il mondo dall’incombente sfacelo, sono pienamente d’accordo, questi stessi sono valori universali e come tali dovrebbero essere indistruttibili.
Una cosa che non sopporti e alla quale ti ribelli?
Le ingiustizie di qualsiasi tipo e in qualsiasi ambito, odio fare polemiche ma di fronte ad un atto che ritengo ingiusto non riesco proprio a stare zitta.
Oggi è molto difficile dire grazie. Diresti grazia a chi e per cosa?
Dico grazie a tutti coloro che sono passati nella mia vita, che abbiano portato gioie o dispiaceri indifferentemente, perché quello che siamo e che saremo è il risultato di esperienze e incontri, nel bene e nel male ci rendono unici al mondo, forse è un po’ retorico e prematuro essendo appena 22enne, ma è quello che penso e ogni tanto fa bene ricordarselo.
Progetti futuri?
Vorrei poter avere tante cose da dire ma poiché ne ho una sola, meglio non divulgarla per scaramanzia!
Senza i sogni non si può…(continua tu)
Sorridere

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