“Io, Marta” (di e con Margherita Peluso), per la prima volta a Torino, al Festival Nazionale Luigi Pirandello.
10 Febbraio 2019 a Castelvetrano per il Festival “RitrATTI Unici di Donna , realizzato da Palma Vitae progetto di Luana Rondinelli.
Si fa presto a parlare di magia del teatro. In pochi, tuttavia, si soffermano su tutti quegli aspetti che contribuiscono a crearla. “Io, Marta”,
lo spettacolo ideato, scritto e interpretato da Margherita Peluso, per la prima volta a Torino in occasione del Festival Nazionale Luigi Pirandello (regia di Fay Simpson e le musiche di Stephen Dembsky, entrambi newyorkesi), colpisce fin dalle prime battute per l’immediatezza dei sentimenti che, grazie a un’interpretazione coinvolgente ed espressiva, vengono trasmessi al pubblico.
Attraverso una scenografia essenziale ma significativa, vengono narrate le vicissitudini di Marta Abba, grande attrice del ‘900 e musa ispiratrice di Luigi Pirandello. Senza alcun vezzo diaristico il racconto, nel suo sviluppo, si tiene alla larga dai luoghi comuni.
Peluso ci restituisce una figura attualizzata di Marta, i cui problemi sono autodeterminazione, indipendenza, desiderio di realizzazione, lotta al pregiudizio. Ma c’è ancora qualcosa, di più sfuggente. C’è una ricerca profonda di una spiritualità finalmente libera dai vincoli della materia.
“Sono creatura di Poesia, e non povera cosa di carne e di volonta’” grida Marta, di slancio. Eccola, allora, la magia del teatro.
L’incontro tra anime. Anime che prima si avvicinano, si conoscono, poi finiscono per abbracciarsi e mescolarsi in un intricato ectoplasma, un golem, fatto di ricordi e passioni. È un vero e proprio viaggio, dapprima affrontato dall’attrice nei meandri più oscuri della propria psiche, e poi condiviso con il pubblico.
“Mi scriva ancora, Maestro”, grida al cielo Marta, in un accesso di nostalgia. “Mi scriva ancora, un’ultima volta”.
Se il teatro, come la memoria, riesce nel difficile compito di sconfiggere il tempo e conservare il ricordo, allora possiamo davvero attendere, con rinnovata speranza, l’arrivo di quest’ultima lettera.
Samuele Mollo
Foto di Salvatore Spano’
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