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Convegno nazionale Ivrea50 e debutti nazionali Cosentino e Gleijeses

L’ottava edizione del festival Testimonianze ricerca azioni, ideato da Teatro Akropolis e diretto da Clemente Tafuri e David Beronio, si chiude nella settimana tra il 5 e il 7 maggio 2017 con il convegno nazionale Ivrea Cinquanta. Mezzo secolo di Nuovo Teatro in Italia 1967-2017, in programma a Palazzo Ducale, e gli spettacoli in prima assoluta di Andrea Cosentino e Lorenzo Gleijeses.
Appuntamento centrale del festival Ivrea Cinquanta. Mezzo secolo di nuovo teatro in Italia 1967-2017, convegno nazionale ideato dal professor Marco De Marinis, docente dell’Università di Bologna, che si è avvalso della consulenza scientifica di Silvia Mei (Università di Bologna) e di un comitato scientifico-organizzativo composto dalla stessa Mei e da Fabio Acca (Università di Bologna), David Beronio (Teatro Akropolis), Roberto Cuppone (Università di Genova), Roberta Ferraresi (Università di Bologna), Clemente Tafuri (Teatro Akropolis), durerà da venerdì 5 a domenica 7 maggio, a Palazzo Ducale (ingresso libero).
Organizzato da Teatro Akropolis, Comune di Genova e Palazzo Ducale – Fondazione per la Cultura, in collaborazione con il Centro Studi Alessandro Fersen, Teatro Stabile di Genova e Teatro della Tosse, il convegno ha il patrocinio del DIRAAS dell’Università di Genova e del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e si svilupperà alternando relazioni, testimonianze, tavole rotonde e performance artistiche.
Al centro degli studi un episodio basilare nella storia del teatro italiano, fondativo del rinnovamento che ha dato origine alle frange più avanzate e originali nell’arte scenica. Nel novembre 1966 uscì un “manifesto” sulla rivista “Sipario”, intitolato Per un convegno sul Teatro Nuovo e firmato da giornalisti, intellettuali e artisti dell’epoca, fra cui Corrado Augias, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Cathy Berberian, Sergio Liberovici, Emanuele Luzzati, Beppe Bartolucci, Franco Quadri.
A seguito di questo documento di convocazione fu organizzato dall’Unione Culturale di Torino, nel giugno 1967, a Ivrea, un convegno che riunì per la prima volta i protagonisti della neovanguardia italiana: da Carmelo Bene a Carlo Quartucci, da Mario Ricci a Giuliano Scabia, da Leo de Berardinis a Eugenio Barba e che chiarì implacabilmente il divario tra la situazione teatrale italiana degli anni Sessanta e il resto del mondo occidentale. Mentre qui si radicavano i teatri stabili, con il loro carattere peculiare e unico, generati da un progetto culturale democratico ma dotati di potente forza centripeta, all’estero fiorivano ricerche dirompenti condotte da Living Theatre, Teatr Laboratorium di Grotowski, Peter Brook, Bread and Puppet, Open Theatre, Odin Teatret, che sulla scena portavano politica, attualità, storie e linguaggi nuovi.
A cinquant’anni di distanza, per fare il punto su passato, presente e futuro di quel radicale rinnovamento del linguaggio scenico, sono stati chiamati ad intervenire testimoni diretti, studiosi, critici, artisti, operatori, fra cui Fabrizio Arcuri, Lucio Argano, Antonio Attisani, David Beronio, Adele Cacciagrano, Stefano Casi, Roberto Cuppone, Civilleri/Lo Sicco, Pippo Delbono, Simone Derai, Lorenzo Donati, Edoardo Donatini, Laura Gemini, Piergiorgio Giacché, Gerardo Guccini, Chiara Lagani, Valter Malosti, Lorenzo Mango, Salvatore Margiotta, Laura Mariani, Massimo Marino, Rossella Mazzaglia, Massimo Munaro, Angelo Pastore, Franco Perrelli, Armando Petrini, Oliviero Ponte Di Pino, Andrea Porcheddu, Paolo Puppa, Carlo Quartucci, Amedeo Romeo, Paolo Ruffini, Giuliano Scabia, Clemente Tafuri, Cristina Valenti, Gabriele Vacis, Mimma Valentino.
Venerdì 5 maggio, (ore 19.00, Casa Paganini) Lorenzo Gleijeses, premio UBU 2006 come “Nuovo attore”, presenterà in prima assoluta MEETING WITH A REMARKABLE MAN – Sessione di lavoro patafisica con Eugenio Barba.
Siamo di fronte a un appuntamento (“meeting”) con un uomo eccezionale (“remarkable man”), Eugenio Barba, regista e ricercatore, fondatore dell’Odin Teatret e dell’Antropologia Teatrale, da molti anni attivo in Danimarca. Di Barba, figura fondamentale del teatro contemporaneo, si sentono solo le indicazioni che dà al suo allievo Lorenzo Gleijeses durante una sessione di lavoro. Gleijeses, come ogni allievo, segue e tradisce le richieste, mostrandosi al pubblico mentre reagisce alla voce registrata, all’insegnamento che conduce verso l’interiorità di se stessi per trovare il significato profondo del teatro. Il teatro è inteso come una pratica che passa attraverso una severa disciplina per trovare l’origine dello scambio di energia tra attori e spettatori, esperienza comune a tutte le culture del mondo, prima come rito, poi sempre più ostaggio delle convenzioni fino a diventare una prassi sociale. Per ritrovare il rapporto originario con una dimensione ancestrale, forse necessaria alla collettività che si riconosce, si svela e si libera nell’azione cui partecipa, Gleijeses cita la patafisica di Alfred Jarry, la “scienza delle soluzioni immaginarie”, risposta irriverente, ironica e sovversiva a qualunque regola e a qualunque trappola nascosta nella logica. Più che una performance una originale condivisione sulla procedura artistica e interpretativa di un attore in confronto alla presenza / assenza del suo maestro, “come seguo e tradisco le sue tracce”.
A Palazzo Ducale, sabato 6 maggio 2017 (ore 19.00), Andrea Cosentino, drammaturgo, attore e regista che arricchisce e fonde il narrare scenico con un tipo di azione performativa derivata dal cabaret televisivo in prima assoluta presenta Esercitazioni per un nuovo teatro nuovo.
Andrea Cosentino va in cerca di un nuovo teatro nuovo, non ancora schedato da nessuno. Seguendo questo percorso a caccia dell’inedito, Cosentino propone una conferenza spettacolo con l’obiettivo di reinventare la grammatica teatrale, agendo nel grado zero in cui l’impulso alla creazione sfugge alle successive definizioni razionali. È una clownerie nichilista, un avanspettacolo della crudeltà fra Ettore Petrolini e Antonin Artaud, dove c’è posto per il surreale, la poesia, il gioco, la satira e in cui il comico e il tragico sono ancora raggomitolati insieme, come accade nella realtà più profonda e inconfessabile. La sfida è ritornare al senso del teatro più vero e necessario. Per accettarla bisogna prevedere tanto l’eventualità del caos come la fatalità dell’insuccesso, piste inevitabili per addentrarsi nell’inesplorato. Cosentino è un clown alla ricerca della potenza teatrale più immediata e popolare, raggiungibile solo cercando gli artifici giusti per arrivare alla verità, da esibire ovunque, anche fuori da un luogo deputato con palco e poltrone. Nell’improvvisazione cui si espone, gli unici fari sono il pubblico e Andrea Franceschi, un regista-Virgilio che lo guida con il ruolo di primo spettatore.
Per il programma completo visionare il sito www.teatroakropolis.com

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