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Intervista con il regista. Maxim Derevianko

Il nostro direttore Walter Nicoletti ha intervistato il giovane regista Maxim Derevianko. Di seguito l’intervista esclusiva rilasciata per voi lettori!
 
Ciao! La prima domanda. Un tuffo nel passato. Da bambino dicevi… “da grande farò”…?
Questa domanda mi fa sorridere…da bambino volevo fare il calciatore. Poi quando ho visto per la prima volta come si facesse una dissolvenza (su moviemaker), sono tornato a casa e mi sono messo a montare foto e video. Sono rimasto colpito da come col semplice montaggio, quindi l’abbinamento delle varie immagini si poteva raccontare e trasmettere emozioni. Da quel giorno in poi ho continuato a fare video di vario genere fino a che non ho capito che era la mia strada.
Tanti pensano che fare il regista sia fare solamente soldi, in realtà è soprattutto passione con tanti sacrifici, raccontaci come nasce la tua…
Soldi? Magari!
Come dicevo sopra, la mia passione nasce quando avevo più o meno 13 anni. Ho iniziato montando foto e video vari. Quando i miei mi hanno comprato la mia prima videocamera, ho iniziato a fare anche i miei primi filmati. Riprendevo i viaggi che facevo con la scuola e poi li montavo. Devo dire che riscuotevano successo. Poi ho cominciato a fare cortometraggi di vario genere per sperimentare e per conoscere anche me stesso come regista: cosa funzionasse e cosa no, cosa fosse cinematografico e cosa no. Tutto quello che ho fatto me lo sono prodotto da solo, per la passione di raccontare una bella storia che comunicasse qualcosa. Quindi soldi ne ho visti sempre ben pochi. All’inizio credo che sia così per tutti: prima bisogna dimostrare da soli di saper fare e poi se si funziona, anche con un pò di fortuna, magari qualche produttore ti nota e allora poi forse vengono i soldi.
Comunque se devo dire la verità, i soldi ci danno il pane e serenità, ma non è per questo che voglio fare questo mestiere. Il “pagamento” più importante per me è quando qualcuno capisce il messaggio che ho voluto raccontare con la mia storia e magari ti fa i complimenti o addirittura ti ringrazia.
Secondo te come è possibile scrivere ancora cinema di qualità?
Non è solo scrivere cinema di qualità, ma anche girare e fare cinema di qualità. Secondo me per fare cinema (ma anche qualsiasi altra arte) di qualità bisogna essere onesti con le proprie idee. Se l’artista (regista, scrittore, pittore ecc.) è onesto con se stesso allora è anche libero e se è libero riesce a trasmettere qualsiasi cosa e di conseguenza sarà di qualità. Il problema, oggi, è essere onesti con se stessi e mostrarsi per quello che si è veramente, perchè si ha paura di essere giudicati o peggio si vuole far parte di un gruppo, annullandosi completamente, non riuscendo quindi a trasmettere nulla.
Il lavoro del regista oggi.
Non credo che il lavoro del regista sia mai cambiato, forse era diverso nel Cinema delle Origini, ma dagli anni ’20 in poi la figura del regista è sempre stata la stessa. Il regista ha il compito di narrare una storia e dare le giuste direzioni ai vari reparti di un film e agli attori affinchè realizzino quello che lui ha in testa. Senz’altro deve essere capace di comunicare e di trasmettere le proprie idee ad altri. Kubrick dice: “Un film è una serie di decisioni tecniche e creative ed è il lavoro del regista a dover prendere quelle giuste il più frequentemente possibile.”
Come nascono le tue idee?
Nascono da quello che ho intorno o da me stesso. Se c’è un tema che mi interessa o un articolo o qualcosa che qualcuno mi racconta e mi colpisce, lo prendo e lo faccio mio. Lo elaboro e cerco di andare dove uno meno se lo aspetta, per suscitare ancora più curiosità in me e di conseguenza nello spettatore, con la differenza che io so già dove voglio andare a finire e lo spettatore no.
Per quale tuo lavoro nutri maggiormente affezione?
Sicuramente “BodyPieces”, il mio primo cortometraggio, che è visibile anche su YouTube. Grazie a questo cortometraggio ho avuto la fortuna di partecipare e vincere molti Festival internazionali, tra i quali il New York City International Film Festival. Mi ha anche dato l’opportunità di fare molti contatti e sopratutto anche altro lavoro, come videoclip musicali o spot pubblicitari.
Un film che avresti voluto dirigere.
Il prossimo che girerò.
Se la tua vita fosse un film o una canzone, quale sarebbe? E perché?
Non mi identifico con un film o con una canzone e basta. Per ogni momento ho un film o una canzone diversa a seconda di come mi sento. Tutti noi abbiamo dentro tante emozioni, tante esperienze e trovo difficile racchiuderle in un solo film o in una sola canzone.
Progetti futuri?
Sto scrivendo un nuovo cortometraggio in cui credo molto. È tratto da una storia vera e parla di come chiunque, se vuole, può cambiare la propria vita, basta volerlo. Non posso dire di più per ora. Nel frattempo continuo a scrivere idee per lunghi, per corti, che per ora non posso realizzare, ma che magari un giorno riuscirò. L’importante è avere sempre qualcosa di pronto.
 

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