“In questi giorni, in alcune parti del mondo – ha detto Papa Francesco nell’introduzione della celebrazione – si sono evidenziate alcune conseguenze della pandemia. Una di queste è la fame. Si comincia a vedere gente che ha fame perché non può lavorare, perché non aveva un lavoro fisso e per tante circostanze. Si comincia già a vedere il dopo, quello che avverrà più tardi, ma incomincia adesso. Preghiamo per le famiglie che cominciano a sentire il bisogno a causa della pandemia”.
Nell’omelia il Papa ha rivolto un richiamo alla Chiesa e ai suoi esponenti delle gerarchie. “Pensiamo oggi ai tanti uomini e alle tante donne al servizio di Dio che non si staccano dal popolo”, dice loro il Papa, “che anzi, vanno a servire il popolo“. E cita la foto mostratagli in questi giorni di un giovane prete di campagna, di un paese dove ha nevicato da poco, che “va nella neve a portare l’ostensorio nei piccoli paesini, e non importa la neve, non importa il bruciore delle mani” al contatto con il metallo.
L’importante è portare “Gesù tra la gente”. E ancora: “Il popolo, infatti, “non può fallire. Pensiamo tutti se siamo con il sentire del popolo di Dio. Pensiamo all’elite che si stacca dall popolo, al clericalismo”. Ha parlato, Francesco, della “spaccatura tra l’élite dei dirigenti religiosi e il popolo è un dramma che viene da lontano”.
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