Il nostro redattore Gianfranco De Cataldo ha incontrato il regista ed attore Andrea Simonetti, il quale ci ha rilasciato un’intervista esclusiva.
Ciao Andrea! La prima domanda. Un tuffo nel passato. Da bambino dicevi… “da grande farò… ?
Ciao! Da piccolissimo dicevo che da grande avrei fatto il marinaio, vivevo in una città (Taranto) dove la Marina giocava un ruolo fondamentale, ma soprattutto mi allettava l’idea di viaggiare molto. Poi nella prima adolescenza ero affascinato dal calcio. Ma al liceo, grazie ad una mia professoressa d’italiano, fui affabulato dal mondo del teatro e della recitazione.
Tanti pensano che fare il regista sia fare solamente soldi, in realtà è soprattutto passione con tanti sacrifici, raccontaci come nasce la tua…
La mia passione nasce dall’esigenza di raccontare la tragedia che vive ogni giorno la mia Taranto e i miei concittadini. Mi è sempre piaciuto scrivere, così una notte ho scritto “Alle corde”. Senza pensare nè di dirigerlo nè di interpretarlo… In seguito più lo facevo leggere a colleghi e amici e più mi veniva detto: “dirigilo tu” “fallo tu Cosimo”. Effettivamente più andavo avanti e più mi rendevo conto che tutto aderiva alla mia persona e alla mia personalità artistica…e così mi sono lanciato in questa avventura.
Secondo te come è possibile fare ancora cinema di qualità?
Il cinema di qualità si può fare solo attorniandosi di gente di qualità, mi riferisco al cast tecnico e artistico. Ma soprattutto scegliendo i film con il cuore, senza strizzare l’occhio nè al pubblico nè al botteghino. I film sono delle storie, se queste storie non ci appartengono in nessun modo i film non saranno mai di qualità perché non saranno veri ma solo rappresentativi.
Il cinema di qualità ha bisogno di un pubblico di qualità ?
Il pubblico va educato… ma purtroppo la tv non agevola questo percorso lungo e difficile. La gente è assuefatta alla tv spazzatura e alla mediocrità. Per questo motivo, quando viene trasmesso Sorrentino i giudizi sono assolutamente sfalsati.
Il lavoro del regista nel mondo del cinema oggi.
Il lavoro da regista, come quello dell’attore, è una continua battaglia. In questo paese non esiste la gavetta. La carriera non segue né una fase ascendente né una discendente. È completamente affidata al caso e alla fortuna. Poche sono le persone che credono nei giovani e nella preparazione. Siamo un paese d’artisti, o forse d’improvvisati.
Per quale tuo lavoro nutri maggiormente affezione? Quale invece ti ha dato filo da torcere?
Entrambe le situazioni coincidono con il mio corto. Alle corde è una parte di me e allo stesso tempo ha portato via una grossa parte di me, dal punto di vista delle energie psico fisiche e non solo. A volte un prodotto artistico è davvero segnato da un percorso molto doloroso ma allo stesso tempo gratificante.
Un film che avresti voluto dirigere.
Non ci resta che piangere è uno dei miei film preferiti. Adoro Massimo Troisi, vivrò sempre con il rimpianto di non averlo conosciuto. Lui è stato per me fondamentale, un esempio di comicità, intelligenza e sobrietà. Faceva ridere senza volgarità, ma con una grazia sorniona che sarà difficile ritrovare in qualche altro comico italiano.
L’importanza della formazione artistica.
A parer mio la formazione artistica dovrebbe essere requisito INDISPENSABILE per affrontare qualunque ruolo (artistico o tecnico) in questo mondo. L’approssimazione e il dilettantismo hanno fatto sì che il cinema e a volte anche il teatro sprofondassero in un oblio profondo. Bisognerebbe interrogarsi tutti sulle cause di questo “disastro” culturale.
Qualche attore con il quale ti sarebbe piaciuto lavorare ?
Come detto prima Massimo Troisi.
Un ruolo interpretato da attore che ricordi con piu’ piacere.
Tutti gli spettacoli con Luca Ronconi hanno lasciato in me un senso di pienezza che ancora oggi non ho ritrovato.
Se la tua vita fosse un film, quale sarebbe? E perché?
Sarebbe sicuramente un film d’avventura. Condito da mille difficoltà e mille incontri, belli e brutti. La regia mi piacerebbe affidarla ad Inarritu!
Qualche piacevole ricordo o aneddoto di uno dei tuoi lavori?
Mi ha fatto sorridere il fatto di dirigere il mio primo Maestro di recitazione Cosimo Cinieri. L’ho chiamato per il mio corto e sul set ogni tanto, mentre gli davo delle indicazioni, mi ricordavo di quando era lui a dirigermi e a consigliarmi.
Il progetto Blackstar : raccontaci qualcosa a riguardo !
Blackstar è un film che tratta tematiche importantissime e delicate. Un film che meritava maggiore respiro. L’esperienza di stare a contatto con dei ragazzi emigrati per motivi drammatici in Italia è stata ed è tuttora un’esperienza umana indimenticabile.
I tuoi progetti futuri. Novità in arrivo?
Continuo a scrivere per il cinema sperando che qualcuno mi produca. A maggio inizio le prove di una nuova produzione teatrale del CREST di Taranto. Intanto continuo a seguire il mio Alle corde.
Cosa consigli ad aspiranti registi?
Nulla, perché io sono ancora un aspirante regista, anzi accetto consigli da chi ha fatto più di me.
Un tuo motto o una frase che più ti rappresenta?
Chi la dura la vince. Sono un testardo, caparbio e ostinato… spero che duri.
Manda un saluto ai nostri lettori!!
Un grande saluto ai lettori di Voce Spettacolo!!!