Il nostro Gianfranco De Cataldo ha intervistato l’attrice Paola Sini. Di seguito l’intervista esclusiva per voi lettori!
Ciao Paola! E’ un vero piacere ospitarti sul nostro portale. Iniziamo dalla prima domanda. Un bel tuffo nel passato. Da bambina cosa sognavi di fare?
Buongiorno a voi! Quello che sognavo di fare è solo ed assolutamente quello che faccio. Sono stata una bambina iperattiva, a cui piaceva fare davvero tutto, ma che non ha mai avuto molti dubbi. Una peste senza ripensamenti, nessuna maestrina, ho sempre e solo voluto fare l’attrice, mi piaceva moltissimo l’idea di poter giocare ad avere un nome diverso, una storia che non mi apparteneva davvero e così via… e la mia famiglia si e’ dovuta rassegnare all’idea che ne avrei fatto un lavoro molto presto, perche’ tutti i miei studi sono stati univoci! Mi piace spesso ripetere che, da piccola soprattutto, ero davvero plateale! Mia madre me lo ripete spessissimo! Ho sempre trovato il modo piu’ bizzarro per far sentire le mie ragioni! e in questo di teatrale c’era davvero moltissimo!
Cosa significa essere attori, oggi.
E’ una domanda molto difficile: purtroppo non esistono piu’ le condizioni per poter vivere questo lavoro nella purezza del sogno che ti spinge a iniziare. A me piace definirla come una cruda selezione naturale: solo chi non ha un piano b nella vita, solo chi e’ disposto a rinunciare a moltissime cose, solo chi ha forza fisica e di animo riesce ad andare avanti e a non mollare prima che arrivi la sua vera occasione, che poi, a volte non arriva neanche! Ovviamente parlo di chi si forma e si prepara per fare questo lavoro, non di chi approfitta di altri meccanismi ormai chiari a tutti che non l’arte non hanno niente a che fare! Insomma, essere attoti oggi vuol dire imparare a fare tutto, sentirsi a servizio degli altri, avere rispetto e dignita’ sempre, apprendere da tutti e dimenticare ogni divismo, vivere in tre citta’ contemporaneamente se serve, studiare di notte e camminare sulle nuvole di giorno.
Le soddisfazioni che ti sei tolta (un po’ di autocelebrazione non fa mai male!).
Le soddisfazioni sono tante, soprattutto perche’ non sono figlia di nessuno e tutto quello che e’ arrivato e’ frutto di mie rinunce e sacrifici. Due anni fa mi sono trasferita a roma per portare avanti il mio primo film da sceneggiatrice da realizzare nella mia amata sardegna. Per “no potho reposare” ho trovato uno dei migliori produttori a livello internazionale, Pete Maggi, fondatore di Eagles Pictures, e un regista stupendo, Mark Melville. E ora sono qui, a due passi dal primo giorno di shooting. Questa e’ un’enorme soddisfazione. Un’altra cosa che amo molto e’ lavorare con la voce: sono un’apprezzata doppiatrice e speaker e francamente, visto il lavoro bellico che ho dovuto fare sulla mia dizione e sul timbro particolare della mia voce, ne vado orgogliosa!
Generalmente per un attore bisogna avere chiaro cosa il personaggio sia per se stesso, assorbirlo, ma avere poi l’elasticità di farsi guidare dalle emozioni. Ci racconti come ti prepari?
Ogni personaggio ha un po’ di me, magari non appartiene esattamente al mio vissuto, ma forse a qualche racconto infantile a cui avevo dato sostanza immaginativa. Parto comunque sempre dall’osservazione, dall’empatia che sento nei suoi confronti. Ho una spiccata memoria emotiva: dimentico tutto quello che non mi crea emozioni (facendo a volte delle terribili figuracce con persone che non ricordo di aver conosciuto per esempio!), ma quello che mi colpisce resta in me vivo per anni, e lo uso a piacimento per la costruzione di un personaggio. Nessuno di noi puo’ sapere cosa si prova a morire di fame, ma tutti abbiamo osservato gli occhi sgranati e terrorizzati di un bimbo africano denutrito, e tutti abbiamo provato almeno una volta la paura fisica assoluta. Insomma, lo studio sul personaggio da’ la possibilita’ di recuperare molte cose di noi stessi che sarebbero andati perse. poi, personalmente, una volta trovato il suo colore, tendo a naturalizzarlo con azioni quotidiane per un po’, e quello e’ il momento piu’ divertente.
Il tuo primo esordio, cosa ricordi?
Ero una ragazzina, al liceo. Interpretavo Giocasta nell’Edipo Re, lo spettacolo teatrale annuale del mio liceo. L’amore e’ stato assoluto e viscerale, anche se pensare alla tragedia greca con la cadenza sarda ha del paradosso! Non mi ero mai sentita così a mio agio in tutta la mia vita. Da quel momento non ho piu’ avuto nessun dubbio su quale sarebbe stato il mio futuro. Ogni volta che vado in scena, l’odore del legno del palco mi riporta lì. Poi il grande e vero debutto e’ arrivato dopo, al teatro delle celebrazioni di Bologna, con la “stella dei folli” per la regia di Matteo Belli. un’esperienza unica. Il lavoro quotidiano insieme ad un gruppo di colleghi che diventa a poco a poco la tua temporanea famiglia, e’ quel quid in piu’ che nessun altro lavoro ti da’.
L’importanza della formazione artistica.
La formazione e la preparazione regalano la liberta’ assoluta di potersi esprimere secondo il proprio talento. Mi fa molto arrabbiare il qualunquismo col quale molti si approcciano a questo lavoro. Molti hanno talento, e’ vero, ma magari restano dentro la loro gabbia della cadenza regionale o del dialetto… e diventano dei caratteristi, non degli attori. L’attore si spoglia di se stesso e si veste di altro e di altri… e per essere credibile, devi avere la liberta’di non sentirti piu’ ingombrato da te stesso. Questo lo acquisisci solo con lo studio e la disciplina che impari in accademia o in seminari intensivi fatti da grandi professionisti.
L’aspetto di paola nascosto al pubblico?
Sono una ragazza come tante, piena di pregi e difetti. Tutti mi vedono come una macchina da guerra perche’ sul lavoro vado dritta come un treno. Ma in fondo sono una tenerona che sogna una famiglia, due belle bambine e tanto amore. e per finire… sono una mammona pazzesca!
Se la tua vita fosse un film, quale sarebbe? E perché?
Da poco ho visto “The Martian: Sopravvissuto” di Ridley Scott. Sono stata empaticamente colpita e affondata in senso positivo dalla voglia di vivere di Matt Damon e dalla positivita’ in momenti che sfioravano l’ossimoro! Poi ci ho pensato su e mi sono detta…”io avrei fatto lo stesso! certo, con i miei skills ovviamente”. Mia madre, quando mi lamento perche’ non mi chiama 30 volte al giorno, risponde: “figlia mia, io so che cadi sempre in piedi, percio’sto tranquilla anche se non ti chiamo ogni 2 ore!”… e ha ragione!Io non mollo!
Come vedi il tuo futuro?
Spero di migliorare e affermarmi sempre meglio nel mio lavoro. Ma mi vedo anche madre e moglie con una solida societa’ di produzione cinematografica, progetto che ha gia’ le sue basi concrete.
I film di Gianni Virgadaula : raccontaci questi tuoi progetti.
Gianni è un regista meraviglioso e un uomo di straordinaria sensibilità e acutezza umana. Ho sostenuto il difficile provino per il ruolo da protagonista per Gertrude Cordovana, un film dedicato all’ultima vittima dell’inquisizione. Essendo stata presa per quel ruolo, Gianni è stato così colpito dalla mia voce e dalla maestosità che ha visto in me, da avermi provinata anche per la regina Damarete, la moglie di Gelone, per il film Gelone. E’ andato bene anche questo, e quindi inizieremo a girare in sicilia in primavera.
L’intervista e’ finita , ma prima i saluti.
Un abbraccio e un grazie per la bella chiacchierata e un caro saluto a tutti i lettori! Se avete voglia di sapere quello che combino, andate a visitare il mio sito! www.paolasini.eu
E mi raccomando, sosteneteci sempre andando al cinema e a teatro!