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Intervista a Francesco Piotti

di Emanuela Del Zompo.
COME NASCE ARTISTICAMENTE FRANCESCO PIOTTI
Si può dire che io nasca a Bologna. E’ lì che mi sono realmente formato, sia culturalmente laureandomi al D.a.m.s. cinema, sia come persona. E’ in quella città che ho imparato a convivere con persone di ogni provenienza e esperienza dalle quali attingere, per vedere il mondo nella sua bellissima complessità e diversa umanità. Sebbene io sia anagraficamente nato a Firenze è senz’altro a Bologna che io devo la mia “formazione artistica”. Ho studiato cinema e ricordo ancora i pomeriggi passati con gli amici al cinema Lumiere a veder i film di Truffaut, Godard, Fellini, Antonioni, Bunuel ecc. prima di andare a qualche delirante festa in casa. Fu in una di quelle che qualcuno mi parlò di un corso teatrale gratuito tenuto da un ragazzo che ringrazio pubblicamente: Massimiliano Cossati. Credo che se non ci fosse stato lui non mi sarei mai innamorato del teatro. Ho studiato prima come attore, ma me piaceva raccontare storie. Quell’esperienza mi è servita tantissimo per dirigere oggi gli attori nei miei spettacoli. Ho iniziato prendendo un testo e facendo la regia con zero soldi. Nelle difficoltà penso si trovino soluzioni a volte migliori e sicuramente più originali, di quando hai tutto a disposizione. Così ho iniziato e questo è il teatro che mi piace portare in scenaanche oggi. Un teatro delle idee, se mi concedi uno slancio autocelebrativo! (scherzo!)
LE DIFFICOLTA’ PRODUTTIVE E DI MERCATO OGGI PER ALLESTIRE UNO SPETTACOLO TEATRALE
Le difficoltà che appaiono insormontabili riguardano, a mio avviso, molto più la distribuzione che la produzione di uno spettacolo. Ripeto, se uno concepisce spettacoli con bravi attori, scenografia povera, ma tante idee, mettere su uno spettacolo non è un ostacolo insormontabile. Si può creare la magia anche, e dico io soprattutto, con pochissimi mezzi. Non è come il cinema che senza una produzione solida e dei soldi è davvero impossibile esordire. Nel Teatro è possibile: la difficoltà enorme è distribuire lo spettacolo al di là delle due settimane che trovi a Roma o ovunque tu abbia base o contatti. Ci sono tantissimi spettacoli belli che nessuno ha l’opportunità di vedere perché nessuno li distribuisce e i professionisti di questo settore (la distribuzione dico) latitano. Pochissimi frequentano i teatri off per vedere nuovi spettacoli e puntare su qualcuno di nuovo. Non c’è molta attenzione, (e questo anche da parte di parte del pubblico) alla nuova drammaturgia, mentre ancora con i classici si riempiono i teatri. Io avendo studiato cinema mi sono sempre chiesto: Perché al cinema nessuno si sognerebbe mai di andare a vedere per 20 volte la stessa storia e a teatro invece si va soprattutto se la storia la si conosce perfettamente?. E’ un meccanismo strano. Oggi riuscire a fare una tournèè con uno spettacolo inedito o con una produzione piccola, senza nomi televisivi è un miracolo sportivo. E’ moltissimi spettacoli muoiono subito. Peccato, perché nei teatri off ci sarebbe anche un nuovo fermento, ma il teatro “ufficiale”, evidentemente non se ne cura molto. Qualche piccolo segnale incoraggiante parrebbe comunque esserci adesso.
RISPETTO ALLE ALTRE RAPPRESENTAZIONI TEATRALI COSA HA DI DIVERSO O DI NUOVO IL TUO SPETTACOLO ( LA FORMA DELLE COSE)
Il mio approccio a quest’ ultimo spettacolo è stato totalmente e sorprendentemente istintivo. Un po’ per il poco tempo a disposizione prima del debutto, un po’ perché ho preferito lasciarmi trascinare dal testo, piuttosto che progettare scene a tavolino, mi pare uno spettacolo fluido, poco ragionato, naturale direi e per niente intellettuale nonostante la tematica. A me piace molto mettere in scena il “trucco” teatrale, la sua finzione. Mi ha sempre affascinato il metateatro usato sia in maniera ironica, sia, come credo sia avvenuto in questo spettacolo, in maniera poetica. Però sono gli attori le mie stelle polari, quando alla fine dello spettacolo qualcuno del pubblico si complimenta per la loro recitazione, io sono felice e sento di aver fatto un buon lavoro. Senza gli attori non si va in scena, la storia più bella non esisterebbe, il regista non esisterebbe. La Forma delle cose è stato un lavoro emozionante per me, e vedere lo spettacolo all’ultima replica, venire fuori con la forza, la poesia, la crudeltà e il romanticismo che io avevo in testa mi ha quasi commosso.
COME HAI SCELTO GLI ATTORI
Lo spettacolo aveva avuto già una messa in scena da parte di un’altra regista. Io ho confermato i bravissimi attori maschili Gianfranco Terrin e Stefano Moretti e ho scelto le attrici femminili. Io attualmente lavoro anche in Azteca Produzioni cinematografiche e siamo in preparazione dell’opera prima di Sasha Alessandra Carlesi. E’ da Novembre che proviniamo attori per il film, e tra tutti gli attori che ho potuto vedere in azione, mi hanno meravigliato Manuela Zero (anche scelta tra i protagonisti del film), un’attrice a tutto tondo e Angela Pepi, un’ attrice speciale uscita da poco dal Centro Sperimentale. Il Cast è stato fatto in pochissimo tempo, anche quello davvero in maniera naturale e istintiva.
 
SOGNO NEL CASSETTO
Io amo il Teatro e al teatro devo tutto. Però, la mia prima passione è sempre stata la musica e da adolescente sognavo di fare la Rock star, avevo anche un gruppo Grunge ai tempi! Poi ho studiato cinema e non ti nascondo che esordire con un film che esca in sala sarebbe un bel sogno che si avvera. Una cosa per volta, piano piano, chissà che non ci riesca.
REGIA TEATRALE, CINEMATOGRAFICA E TELEVISIVA, QUALE PREFERISCI E PERCHE’?
La regia Teatrale la amo perché con niente ci si può esprimere. La consapevolezza dei miei mezzi l’ho avuta grazie al fatto che sono riuscito a metter su spettacoli e regie, con “quattro sedie e un tavolino” e anche La Forma delle cose è stata fatta con un divano gonfiabile, due sedie, una cassapanca e uno specchio. Si possono mettere in scena testi ed emozioni senza bisogno di effetti speciali o mezzi stellari. Il cinema è il sogno, sono i film che mi sono visto pensando…un giorno ci sarà anche un mio film in sala, e spero davvero che possa, un giorno non lontano, accadere. La televisione non mi interessa, guardo solo lo sport, i film e qualche serie TV, ma nessuna fiction o programma di varietà mi interessa più di tanto. Sarebbe però ottimo lavorarci perché sicuramente garantisce una stabilità economica nettamente superiore rispetto al Teatro o al Cinema, non sono ipocrita e non si vive solo di poesia e di sogni purtroppo.
CON QUALE GRANDE ATTORE TI PIACEREBBE LAVORARE?
Mi cogli impreparato. Gli attori che adoro veramente sono quasi tutti deceduti: Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, avrei adorato lavorare con Raimondo Vianello e Monica Vitti. A me piace lavorare con gli attori bravi, e per essere bravi non importa essere famosi, anzi…c’è un sottobosco sconosciuto dal grande pubblico fatto di eccellenti professionalità che non riescono a venire fuori e che magari sono anche più bravi di molti volti conosciuti dal grande pubblico.
Un debole ce l’ho per Margherita Buy: ecco il sogno sarebbe esordire al cinema con la mia commedia brillante che sto scrivendo con Margherita Buy come protagonista. Dici che mi ascolta?
PROGETTI FUTURI
Domanda difficile. La nostra generazione purtroppo è più abituata a vivere il presente che programmare il futuro, sempre incerto e perciò un filo di scaramanzia non guasta. Diciamo che fino ad Agosto sarò sul set del film come assistente alla regia e poi gradirei una vacanza perché è da Settembre che fortunatamente non mi fermo. In Cantiere ci sarebbe un documentario sulla vita universitaria degli anni 90 ambientato a Bologna in co-regia con il mio vecchio compagno di Università Giuseppe Dilonardo, ma appunto, per scaramanzia non voglio aggiungere altro. Naturalmente spero fortemente che questo spettacolo La forma delle Cose possa far parlare di sé in giro e che non muoia a Roma dove ha visto la luce.

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