Attrice e Modella. Quanto conta la preparazione e l’aspetto esteriore in questi lavori.
Modella no, mi presto e diverto a farlo quando cercano qualcosa di diverso… L’aspetto conta quanto è utile al personaggio. Di certo un aspetto curato quello sì, è sempre richiesto ma da donna cerco di esserlo a prescindere. Ma vorrei ricordare una frase di Anna Magnani “E’ facile essere una femmina, bastano un paio di tacchi e abiti succinti. Ma per essere una donna ti serve vestire il cervello di carattere, personalità e coraggio.” La preparazione conta quanto le radici in un albero, senza, la “vita” è molto breve…credo che sia anche una forma di rispetto per lo stesso lavoro e per noi stessi ma ci vuole anche un po di carattere, perché spesso a parità di bravura preferiscono la persona più piacevole dato che si passano insieme tante ore, giornate, settimane.
Cosa chiedi al Teatro Italiano? E al cinema?
Chiedere? Chiedere è sempre stato un mio tarlo, preferisco cercare, fare, muovermi o aspettare. Non chiedo niente ma spero che rimanga tutto un po’ più sano, così come pare che stia ritornando. Non ho mai conosciuto mio nonno ma mi hanno raccontato che la domenica non doveva mai mancare al Cinema, se tornassimo a questo (amore del pubblico) sarebbe straordinario.
Recitare significa toccare ripetutamente le corde della propria anima. Come ci riesci?
Mi piace stare in mutande rimanendo vestita! Che ci riesco lo spero, non sono mai certa di niente. Tra i vari studi che ho fatto (e continuo), sicuramente il metodo aiuta molto in questo.. Inizialmente la sostituzione come l’obiettivo sono sempre di grande aiuto ma poi entri nel gioco, un po come i bambini nei loro giochi, e quindi giochi, giochi e ti diverti… La cosa bella è che tocchiamo queste corde della nostra anima vestiti dal personaggio quindi è paradossalmente più facile che nella vita perché siamo “protetti”. Ma comunque credo che la valigia più importante resta comunque sempre la propria vita (ieri) che è sempre più efficace della fantasia.
Oggi a chi diresti grazie? E perché?
Di sicuro a mia nonna perché mi sono resa conto che è stata una madre ma è andata via troppo presto… Poi non sono meno tutti i coach che mi hanno insegnato perché c’è tanta umanità e amore in chi insegna l’arte …ma anche ai miei partner perché in questo lavoro ci regaliamo tanto l’uno all’altro.
Il tuo rapporto con i social?
Li amo e li odio allo stesso tempo. Sui social ognuno si fa la sua “visione”, spesso distorta, preferisco il reale al virtuale. Anche se l’importanza è sempre maggiore e se non hai abbastanza followers o like sembra che non sei nessuno. Instagram lo trovo il più sano e ordinato e mi ha aperto un mondo perché viene usato con più intelligenza come ad esempio da Luc Besson. Ch è fenomenale!
Il nodo dei rapporti tra arte e artista?
Più che nodo lo chiamerei cordone ombelicale dato che l’artista è madre di ogni arte. Sono come genitore e figlio quindi è sempre una questione familiare, ogni tanto si può litigare ma l’amore prevale…
Chi ha creduto in te, oltre te?
A volte me lo chiedo anche io dato che ho fatto molta fatica ad imparare a credere in me… ma se non credi in te per primo, nessuno lo farà mai!
Nel tuo lavoro convivono più dubbi o certezze?
Certezze? Credo che sia la via più incerta che una persona possa prendere… ma il dubbio crea stimolo, vita e movimento.
Propositi per il nuovo anno?
Sto valutando alcuni cambiamenti anche se solo temporanei e magari farò una vacanza, vorrei partire con un camper senza una meta precisa.