Domani, mercoledì 30 maggio, in prima serata, su Retequattro, prende il via la miniserie-evento in quattro puntate “Roots – Radici”.
Il remake dell’omonima produzione passata alla storia della TV quale autentico caso mediatico e sociale per il valore – sempre attuale – dei temi affrontati, torna a parlare di razzismo e di lotta per la conquista della libertà.
Con un budget di 50 milioni di dollari ed un cast stellare – da Malachi Kirby (Doctor Who, Black Mirror) nei panni di Kunta Kinte, a Forrest Whitaker (L’ultimo Re di Scozia, per cui ha vinto Oscar, BAFTA, Golden Globe, National Board of Review e Screen Actors Guild), Jonathan Rhys Meyers (Match Point), Anna Paquin (Oscar come Miglior attrice non protagonista per Lezioni di piano), Laurence Fishburne (Apocalypse Now, Matrix) e James Purefoy (Roma, The Following, Altered Carbon) -, “Roots” è prodotta, tra gli altri, dal protagonista della fiction originale LeVar Burton e da Questlove, batterista del gruppo hip-hop The Roots (resident band del The Tonight Show condotto da Jimmy Fallon).
La serie che ha dato una nuova lettura alla lotta contro la schiavitù, è stata trasmessa per la prima volta nel 1977 sulla rete americana ABC, riscuotendo un successo sorprendente (nove Emmy, un Golden Globe, un Peabody Award). In Italia, “Radici” è andata in onda nel 1978 su RaiDue, ottenendo una media di 11 milioni di telespettatori.
La versione attuale di “Roots”, negli USA è stata proposta in simulcast su History, Lifetime e A&E Network durante il Memorial Day 2016. In Italia, la serie è una prima visione in chiaro – esclusiva – della rete diretta da Sebastiano Lombardi.
Per “Roots”, molto positivi i giudizi della critica internazionale: secondo il New York Times il remake «tratteggia abilmente la storia per il suo nuovo pubblico, un pubblico che troverebbe lenta e datata la vecchia versione»; per il Washington Post il nuovo Roots è una «saga avvincente, che trae ispirazione da ciò che gli ultimi 40 anni hanno significato per la comprensione della storia del popolo Nero»;Wall Street Journal, infine, ritiene che la miniserie goda di un “realismo magico, frutto di flashback e sogni ricchi di spiritualità».
SINOSSI
Tratta dall’omonimo romanzo di Alex Haley, “Roots” ricostruisce la vicenda di Kunta Kinte, giovane guerriero del Gambia catturato e venduto come schiavo negli Stati Uniti nel 1767. Kunta Kinte cresce nella città gambiana di Juffure: è un ragazzo spensierato e indisciplinato, orgoglioso figlio di un guerriero Mandinka. Il giovane trascorre le giornate nelle praterie di cui è ricco il Paese ed il suo desiderio di evasione dalle regole lo porta a disobbedire costantemente alla famiglia. Ma un giorno, all’età di soli diciassette anni, tutto cambia: aggredito e catturato da un gruppo di schiavisti, Kunta Kinte viene fatto prigioniero e venduto ad un coltivatore del Maryland, in America. Punito costantemente per via del carattere indomito, Kunta Kinte – il cui nome viene subito sostituito con quello di Toby – alla fine è costretto ad accettare la nuova identità e ad arrendersi al volere del padrone. Ma, nonostante tutto, Kunta Kinte non abbandona i sogni di libertà ed i propri valori. Sogni e valori che Kunta Kinte vedrà trionfare nel 1865, anno in cui in tutti gli Stati Uniti d’America viene abolita la schiavitù.
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